giovedì 25 agosto 2016

The homesman di Tommy Lee Jones

Le delusioni cinematografiche, possono esser paragonate a quelle sentimentali? L'attesa di veder un film di cui assapori già atmosfera, personaggi, storia, è identica all'attesa di un appuntamento galante, dell'inizio di una relazione, quando non possiamo che immaginare? Mi domando queste cose, dopo la deludente visione dell'opera di Tommy Lee Jones



Ho amato tantissimo il suo debutto: "  le tre sepolture" un film amarissimo, ricco di dolente umanità, un viaggio che diventa epica del vivere. Pensavo di ritrovare tutto questo anche in codesta pellicola e invece mi son sbagliato e anche tanto.
Ecco, la delusione per codesto sbaglio, potrebbe esser identica a quella che si avverte quando ti rendi conto di deludere le aspettative della tua donna, o della vita in genere. Quasi una colpa per non aver compreso, non esser in grado di prevenire la bruttezza, non perder tempo con un film men che mediocre.
Sopratutto la rabbia perchè poteva esser diverso. Poteva esser davvero un gran bel film, ma queste cose sono le scuse che usiamo noi, e che forse non ci fanno comprender la pellicola, l'idea del regista. Qui assai latente, invero.
Di cosa narra questa opera? Una donna accetta di portare tre donne alle rispettive famiglie- prima si fermeranno in casa di un reverendo in quel dell'iowa- visto che costoro hanno grossi problemi psichici. Non so che porzioni magiche abbiano i genitori di queste giovani donne, per poterle far guarire ed accudire, ma va bene così. Per il viaggio ella assume un anziano e malandato uomo, salvandolo dall'impiccagione, in quanto si presume che abbia occupato casa abusivamente.
Per danaro l'uomo accetta. Il viaggio non sarà facile.

Sulla carta prometteva davvero bene. Un racconto epico, amaro, con quella descrizione dell'umanità fragile e caparbia, tanto ben espressa nell'opera precedente. Invece ci troviamo di fronte a un film sfilacciato, con una sceneggiatura zoppicante e personaggi che rischiano il ridicolo. il tormento di Hilary Swank, che nasce dalla solitudine, da una condizione personale e femminile che di fronte alla folla delle altre diventa sempre più ingombrante, è espresso in modo rozzo, tanto che il suo gesto estremo è una bella sorpresa, ma par esagerato. Frutto di una matta scatenata, piuttosto di una donna sofferente, che matura una difficoltà di vivere estrema e che crolla dopo un momento di effimero amore, quantomeno fisico. Lui pare uscito da villa arzilla, in realtà si sente di tanto in tanto tutta la possanza di un grande perdente, ma sullo schermo abbiamo un anziano abbastanza ridicolo, e anche il suo rapporto di responsabilità, quando deve farsi carico delle ragazze, è assai frettoloso.
Certo in un film quasi del tutto sbagliato, ci sono anche cose pregevoli: la fotografia e la musica in modo particolare.
Per il resto  opera da dimenticare, e che si lascia dimenticare, passo falso di un grandissimo attore e valido regista. Capita, non è una tragedia. Però dispiace assai.

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