martedì 16 agosto 2016

L'INFERNO DI CRISTALLO di John Guillerman

Non sono sicuro sia il capostipite del genere "catastrofico", si si mo lo scrivo! Per gli esterofili: disaster movie. Sicuramente è un film di enorme successo economico e non solo. Perché codesta pellicola è entrata nell'immaginario collettivo ed ha influenzato parecchie altre pellicole. La formula disastro spesso per colpa della natura, o dell'avidità umana più cast di vecchie glorie e caratteristi solidi, è la base per un film del genere. Un film catastrofico esige massima professionalità. pochi fronzoli e tantissimi soldi spesi dai produttori, per darvi l'idea di esser davvero intrappolati in un grattacielo, una nave che affonda o nella Los Angeles devastata da un terremoto. In un certo senso è puro, purissimo cinema. Dove gli effetti speciali, il montaggio, la fotografia hanno un peso fondamentale, forse più di qualsiasi altra cosa. Perché quello che conta è l'immagine, l'inquadratura che riesca a creare tensione, dramma, paura. Per cose, poi, che potrebbero capitare a chiunque.
Le vecchie glorie servono per dire, che è roba seria, mica quei capolavori fatti con due lire, come piace tanto dir a certi fanfaroni del genere fatto in assoluta povertà.
Certo i personaggi e le dinamiche non sono altro che schemi anche rozzi, ripetitivi, senza guizzi o emozione alcuna. Non sempre, perchè, ad esempio, in questo film vi sono anche dei piccoli dialoghi, in cui riesci a cogliere l'umanità e la disperazione di certuni. Poco, che non deve disturbare lo spettatore medio americano e il suo ruminare pop corn, ma basta per noi indisciplinati.


La storia è semplice, come direbbe l'amico Federico Frusciante, un grattacielo, il più alto mai costruito, viene distrutto da un incendio- scoppiato par l'avarizia e la noncuranza dei suoi costruttori-  provocando morte e terrore durante la festa di inaugurazione. Robert Vaughn e Robert Wagner sappiate che son destinati, come è d'uopo, a soccomber male. Sua figaggine Steve Macqueen, quello bravo non quello di quel shame di film, trionfa nella sua tuta da pompiere e fa altrettanto il grande Paul Newman. Dice la leggenda che Fred Astaire abbia avuto una nomination per la sua partecipazione a questo polpettone arrostito a dovere, ma mi par veramente eccessiva come scelta. Nondimeno lui è un campione di grazie e quel finale amaro, malinconico, lo conferma ottimo come sempre. O.J. Simpson da parte sua gioca la carta simpatia " gattini", evidentemente ha funzionato con la giuria che doveva condannarlo per duplice omicidio.
Ironia a parte, l'Inferno di cristallo,  risulta ancora oggi un grande film. Opera titanica, che vuol a tutti i costi farti pesare la sua possanza , anche la sua tracotanza, ma incanta, affascina, fa tifare, come ben poche cose ultimamente al cinema.
L'idea è dare alla masse una pietanza non troppo raffinata, ma cucinata come si deve. Tipo certi piatti che mangi a Roma o in Toscana, non è nouvelle cousine o come cazzo si scrive, anzi è proprio una pietanza comune, popolare, ma saporita e cucinata benissimo.
Lo stesso valga per il cinema di genere americano, in particolare, roba di grana grossa, ma fatta con mezzi altissimi. Sopratutto da professionisti. La storia è scritta da Stirling Silliphant, oscar per "la calda notte dell'ispettore tibbs", e altri film decisamente degni di nota. Agli effetti speciali troviamo un tale Douglas Trumbull, responsabile degli effetti speciali e visivi di  " 2001 odissea nello spazio", " Andromeda", " Blade Runner" e della regia di due classici assai particolari come  " Silent Running" e Brainstorm. Non uno che passa per strada, diciamo. Certo John Guillerman rimane un grande mediocre, ma di assoluta mediocrità- lo ribadiamo, firmiamo, testimoniano- che ha diretto molte pellicole di genere diverso, fra cui anche il remake di King Kong del 1976 e pure il seguito, ma io amo assai il suo dramma bellico: La caduta delle Aquile. Qui però si limita a girare la parte noiosa del film, cioè quelle dove non è protagonista il fuoco, il resto lo gira il produttore Irwin Allen, nessuna parentela con Woody, anche perché Woody Allen è un nome d'arte.
Produttore di serie tv, come Lost in space e di altri classici del genere come "L'avventura del Poseidon", "Terremoto" e fra le altre cose ha diretto anche quella cosa che risponde al nome di Swarm, film catastrofico anche un po' imbarazzante su delle api assassine. L'ho visto ai tempi almeno tre o quattro volte e si.. Anche qui Chamberlain muore da pirla.

Rimane il fatto che un film come L'inferno di cristallo, rimane per sempre un'opera godibilissima, puro cinema che ci meraviglia per molte cose, momento di relax per noi spettatori indisciplinati, che scopriamo e sappiamo di che materia grezza sia composta la pellicola, ma ci piace talora ritrovarci a goder della gioia del puro cinema di genere.

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