giovedì 18 agosto 2016

La Comune di Thomas Vinterberg

Se dovessi specificare meglio che tipo di cinema, di films, adoro, vi citerei e parlerei per ore del cinema danese. Certo anche svedese,a ben pensarci. Comunque il classico prodotto del profondo nord europeo. Non è segreto che io sia conquistato dalle opere di Bergman, Von Trier e di tutti quei registi nati e cresciuti in quei posti. Gli svedesi per me sanno nben metter in scena il malessere di vivere, senza quella fastidiosa atmosfera da champagne in centro parigi che talora avverto nell'esistenzialismo francese, ma i danesi...Ah, i danesi come sanno metter in scena la tragedia violenta del vivere.. Solo loro. In particolare amo le loro scene di litigi. Così pieni di dolorosa possanza, di autentico dolore, e tu stai pur tranquilla, in un film danese, anche se il tutto comincia in un'atmosfera spielberghiana, vedrai: prima o poi la tragedia arriva e non si salverà nessuno. Si, si, prova a difenderti dicendo: la vita è meravigliosa. Puoi farlo, ma al secondo sbrocco di Ulrich Thomsen  tutte le certezze svaniranno.
No, sto esagerando. Io continuo a credere che la forza della vita sia maggiore rispetto al tuo dirle no, le cose non finiscono mai male in modo definitivo. Forse proprio perché non sono uno che crede nella tragedia nel mondo reale, amo i films tragici e disperati.



Di cosa parla codesta pellicola? Di una comune, ma è molto diversa rispetto a quella che viene descritta in quel piccolo gioiello che è :  Togheter.  Certo i protagonisti fanno parte della sinistra libertaria danese, ma non è la politica al centro del film. E a ben vedere nemmeno la comune, piuttosto è l'analisi di un rapporto matrimoniale alle prese con le libertà effimere tipiche del pensiero libertario/ borghese. Ma forse è anche qualcosa di più.
Non è un film del tutto riuscito, come spesso capita con Thomas Vinterberg, co- fondatore della Zentropa con il mio amatissimo Lars Von Trier, autore discontinuo che ci ha donato opere di rarissima e dolorosissima pulcretudine: Festen, Submarino, Il sospetto, e altre meno riuscite. Questa pellicola sta nel mezzo, o forse dovrei rivederla. Senza dei coglioni che hanno preso un film tragico per una commedia e che ridacchiano pure su certe cose di evidentissima tragedia. Questo per dire chi si incontra al cinema.Evidentemente un posto dove si va così, tanto per...
Finita la polemica diciamo che è un film che c'è e svanisce di continuo, che volutamente non centra sempre il bersaglio, ma quel spostarsi, divagare, quasi perdersi, è l'anima stessa del film.
Possibile condividere la propria esistenza quotidiana con gli altri? Credibile accettare che la persona da noi tanto amata, viva sotto lo stesso tetto con la sua nuova compagna? Fino a che punto possiamo sopportare il tutto? Non fraintendete né me, né il messaggio del film. Io non sono geloso e credo che la gelosia uccida e mortifichi l'amore. Detesto le persone gelose: deboli che rendono la vita loro e degli altri un inferno doloroso e terrificante. Non sono geloso perché mi fido di mia moglie, mi fido degli altri, basta saper scegliere e basta comprendere che il dolore, è parte della vita. Non mi salvo chiudendo a chiave il mio amore, legandolo a me a tutti i costi. Detto questo credo che la coppia aperta sia una clamorosa stronzata. Un desiderio squallido piccolo borghese, di soddisfazione del corpo, che non tiene conto per nulla dei sentimenti altrui. Del fatto che ti ho sposato/ a e che ti amo. E l'amore non è una stanza d'albergo a ore. Ti pone responsabilità e ti chiede scelte. C'è anche il discorso del rispetto, della dignità, tante cose che remano contro questa clamorosa stronzata della coppia aperta. Guarda caso una delle poche cose rimaste degli anni 70 e tanto amate dalla borghesia meno illuminata. Guarda caso.
Cosi le cose cominciano ad andar male quando nella coppia formata dai protagonisti entra una giovane studentessa, amante di lui e sua allieva.La moglie cerca di accettare che lei venga a vivere nella loro comune, ma non funzione e il rapporto comincia a peggiorare. Intorno, testimoni, gli altri. La figlia in modo particolare.

Film che sta in sospeso tra il tragico e un briciolo minimo di commedia, opera sfuggente ma a tratti molto intensa, possibilista nel finale che da grandi tragedie possa nascere una piccola speranza, forse.  Pellicola di attori, di dialoghi e momenti che colpiscono.  Non è un film del tutto riuscito, ha dei momenti deboli, e può sembrare sfilacciato, ma è comunque da veder se amate certo tipo di cinema.

Nessun commento: