lunedì 21 settembre 2015

INSIDE OUT di PETER DOCTER e RONNIE DEL CARMEN

Visto che avete la memoria corta, vi aiuto un po' io. Anni fa, su rai uno, andava in onda un telefilm di scarso successo: Ma che ti passa per la testa? Il protagonista era un tizio e le sue quotidiane avventure. La cosa decisamente originale era che la storia veniva vista attraverso la personificazione della sua mente e dei suoi sentimenti: c'era rabbia, gioia ecc..ecc...
Giusto per metter in chiaro le cose.

Ma che ti passa per la testa.png

Comprendo che i giovani critici vivano un eterno presente, e quindi che la cosa sia fuggita è più che legittima. In ogni caso, non vuol esser un giudizio negativo su un ottimo film d'animazione.

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Da tempo l'animazione americana si sposta su tematiche sempre più profonde e complesse. Certo, essendo americani, molto spesso si soffermano su un didascalismo schematico un po' fuorviante, mancano certe sfumature e malinconie impalpabili, che trovo nell'animazione giapponese. Però non possiamo notare il grandissimo salto di qualità nelle trame e nel disegno dei personaggi, cominciato con quel primo Toy Story di anni e anni fa.
Qui si cerca di personificare le emozioni, ricordandoci che sono loro a guidarci nel cammino della vita. E non viceversa, quindi piantatela di controllarvi, di esser tediosamente logici- razionali in tutti i campi della nostra esistenza.
Quindi Riley, la ragazzina protagonista, è un mezzo per affrontare certi argomenti e non La Protagonista, come sarebbe stata in altre situazioni.
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Tra ricordi base, altri da mettere in archivio, il burrone dove vengono gettati quei ricordi da dimenticare o che finiscono per esser scordati man mano che si avanza, l'invenzione tutta yankee dell'amico immaginario, il crollo di certe case ritenute solide, quella della stupidera, dell'amicizia e così via, facciamo un viaggio all'interno dei nostri sentimenti. Lo facciamo come possiamo farlo noi precari sentimentali, cresciuti in un occidente disumanizzato e consumistico, che ci dona gabbie d'oro di individualismo perennemente infantile, per questo a molti sconvolge una verità banalissima: cresciamo e come è giusto che sia molti ricordi, anche quelli base cambiano o scompaiono. Non è tanto la bellezza del film, quanto il risveglio - giusto per la durata dell'opera- che ai più distratti dona la pellicola.  Un risveglio brusco e che per un istante fa rimpiangere una vita vissuta con più profondità e sensatezza, altro che giocare a fare la nevrotica a quarantanni e passa. 

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La grande forza e potenza di codesta pellicola è proprio questo: rammentarci la stupenda fragilità della nostra vita. Rammentarci quante cose scorderemo, quante cose importanti andranno dispersi nel tempo e nell'oblio. D'altronde lo sai che di te non rimarrà nulla, fra tipo cento anni? Lo sai? No: prendi appunti, va.
Puntando tutto sui personaggi di Gioia e Tristezza, Inside Out, insegna ai bimbi, ragazzini, adulti, una cosa vera: non esiste felicità senza aver provato il dolore e non esiste dolore che possa diventare positività. Quantomeno accettazione dei piccoli e grandi drammi, che potremmo superare grazie alla famiglia, certo, ma essendo io meno famigliarista del popolo che ha inventato "settimo cielo", ecco dico: amici, compagni, la propria donna, un sano ideale. Tutte queste cose sono gioia e tristezza fusi insieme, la nostra vita è questo.
A me capita spesso: di sentire un nodo alla gola, mentre dovrei esser felicissimo. Sarà che prima di aver in postazione di comando Gioia, non mi ponevo certe domande. E quindi non avevo certe paure, ora invece è l'opposto. Trovo orribile la morte e la dimenticanza. Il non esser eterno in qualsiasi forma e misura, perdermi e scomparire come l'amico immaginario di Riley, (spoiler,dai, non è nulla di grave). E tutte queste cose sono mosse dai tipi ritratti sopra. Loro sono la nostra umanità. Quello che siamo e spesso scordiamo.

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E si è un mondo dove gli elefanti viola sono destinati a non durare, ma è necessario che sia così. Il continuare a rifugiarsi in una eterna infanzia- adolescenza che trova l'apice nel considerare Goonies un capolavoro, è il male della mia generazione, pensa le altre che sono la nostra bruttissima copia.
Per la prima volta un cartone animato, un film d'animazione ci dice che il passaggio è obbligatorio, e sarà così fino alla nostra morte.
Non possiamo esser sempre gioiosi e sempre tristi. Siamo questo imperfetto e contraddittorio essere, non per nulla chiamato :Umano.

ps: bellissimo anche il corto che precede il film.  "Lava" Si,si, ho pianto in silenzio, ma ho pianto. Tenerone oltre la sfera del tuono eh!

2 commenti:

hetschaap ha detto...

Il mio mondo della stupidera mi suggerisce questo commento: le emozioni del gatto, a fine film, sono la cosa più bella di tutta la pellicola! No, scherzo, non è vero. Inside Out è un film praticamente perfetto, che avevo già voglia di rivedere subito dopo la prima visione. Però è vero che le emozioni del gatto sono meravigliose!

babordo76 ha detto...

Si, il finale è strepitoso. Pure la povera maestra <3