martedì 4 marzo 2014

BELLA ADDORMENTATA di MARCO BELLOCCHIO

Una finestra aperta. Una donna che guarda fuori: il cielo,forse. Indecisa ..Buttarsi o no? Si gira verso il suo "guardiano", quel dottore che fa di tutto per farla vivere. Che se ne fa della vita, lei? Una tossica che non riesce a disintossicarsi,una donna sconfitta e disillusa . Eppure....

Il merito di un film importante come Bella Addormentata , è quello di farci riflettere su quanto sia diventato facile e volgare parlare di vita  e morte,come se parlassimo di una partita di calcio. Pro e contro, banalizzando e semplificando i grandi temi. Ognuno con il suo bagaglio di insulti e timori,ma forse sempre troppo piccoli per cogliere la profondità dell'argomento.




Il film prende spunto dalla storia vera di Eluana, un fatto di cronaca che scosse l'Italia e che poi, come sempre avviene nel paese, finisce per esser scordato. Dimenticandoci di tutte le fesserie dette, del cinismo spacciato per fede, della bassezza reazionaria . Funziona sempre così in Italia.
Eppure quel gesto che io condivido totalmente del padre , avrebbe dovuto farci riflettere seriamente e con un minimo di pudore su cosa significhi vivere e cosa vegetare. Su quale sia il confine sul comprendere e vivere fino in fondo il dolore, la sofferenza, non annullarlo e allontanarlo e una pleonastica sofferenza che è pura rappresentazione di un feticcio di vita da "rispettare", perchè l'amico invisibile deve decidere lui.
Ecco queste questioni non penso proprio possano basarsi sulla fede, o almeno c'è un punto dove la fede deve trasformarsi in un docile e dolce accompagnamento verso la morte,aiutando la scienza a scegliere la soluzione migliore che è quella della sospensione di una vita che non può essere vissuta.
Non porsi come ostacolo, ma collaborare per un sereno trapasso. Se vuole,altrimenti non è fondamentale la sua presenza. Questo è il mio pensiero di ateo convinto. Poi chiaramente un credente saprà dirmi invece come credere in Dio possa aiutare più o alla pari della medicina ufficiale.
Che poi è: dio ti ha dato la vita e solo lui può prenderla. Giustissimo, concordo. Infatti reputo che saggiamente un cattolico debba esser fedele alla sua idea di vita e morte ,rispetto la sua posizione in merito,ma non vorrei me la imponesse a me. Che sono ,ripeto, favorevolissimo all'eutanasia.



Ma la pellicola di Bellocchio non cerca lo scontro tra queste due posizioni , che ripeterebbero su schermo i casini fatti nella vita reale da tanti e a sproposito, ma cerca una conciliazione, una rappresentazione seppure critica e non addomesticata o , come piace dire ai popolan chic, "buonista" . Attraverso degli esempi di persone che devono affrontare la malattia, la morte , la possibilità di una vita,di un risveglio, si affronta con delicatezza , (ma senza ritrosia), i diversi modi di porsi delle persone
Il medico che vuole salvare la sua paziente tossica e aspirante suicida, un senatore di forza italia in crisi di coscienza e il suo rapporto in crisi con la figlia, sostenitrice della posizione cattolica contro l'eutanasia, ( la ragazza poi vivrà una breve passione con un ragazzo del campo avverso), una famosa attrice francese che decide di dedicarsi alla figlia gravemente malata e pressoche incapace di interagire con il mondo esterno, attraverso una vocazione,una voglia di rendersi santa, di trovare conforto nella preghiera...



Lo sguardo severo,distaccato,eppure anche la tenerezza trattenuta , che passa sotto pelle, non palese e regalata in modo goffo a spettatori disciplinati, che piangono o ridono a comando, ecco questo per me è il grande merito di un film riuscitissimo. Il saper parlare di morte,malattìa,  limite tra autodeterminazione e leggi che stanno anche giustamente sopra di noi, mostrando più che spiegando. Lasciando a noi il compito di arrivare alle conclusioni,seppure l'idea del regista e degli sceneggiatori si paventa, si nota, si comprende.

Questo è il cinema italiano che preferisco, anzi il modo di fare film che prediligo al di là della nazionalità.
Perchè spinge lo spettatore ad esser parte attiva del processo e del progetto,apre dibattiti e discussioni anche dentro di noi. Come reagiremmo? Cosa faremmo? Non ti sta vendendo una lezione e una tesi,ma brandelli di vite e di personaggi che agiscono in un determinato modo. L'osservazione, il pedinare i personaggi,ma nemmeno esser troppo freddi e distaccati.
Rigoroso,essenziale, e anche potente in alcune immagini. E rispettoso, del caso di Eluana e della sua famiglia,ma anche dello spettatore e dei personaggi.



Un film che si regge su una buona sceneggiatura, una regia attenta e profonda e un nutrito gruppo di grandi attori e ottime attrici. In poche parole: il Cinema!

1 commento:

Valentina Orsini ha detto...

Eh...hai accelerato la mia voglia di vederlo! Dopo aver parlato di Miele mi pare un recupero "necessario" questo. Ne parleremo ancora...
Grazie per la sentita analisi, non è per niente facile recensire questi film. ;-)