sabato 10 agosto 2013

TIFIAMO ASTEROIDE E BOOK :IL MIO RACCONTO PUBBLICATO!

Tentacoli in via Craxi
di Davide Viganò


Bloccata in mezzo al traffico. Non c’è mattina che andando verso via Craxi qualche macchina non tenti di ammazzarla, o qualche pedone decida di suicidarsi gettandosi sotto le ruote del Maggior Eden Sinclair.
Fosse per lei, la Cassia sarebbe una zona libera e pacifica! Ma Rhona è lontana, vive da qualche parte, in America, e lei ogni mattina deve lottare contro la fauna degli autisti e dei folli incoscienti che…
«Abbbella! E daje!». Un essere diversamente umano sta suonando come se fosse un fottuto mago della pioggia il suo divino tamburo-clacson! Ride, d’altronde lei è una donna e una ciclista, niente di meglio per sfogare la sua frustrazione da avanzo di palestra.
Lei si ferma sulla strisce pedonali e lo guarda. Questa volta non scapperà. Ne ha fin sopra i capelli di questi mascalzoni, della gente volgare e maleducata, di vedere la sua vita sempre messa sotto torchio dai reazionari, da chi la giudica per la sua vita, per quello che è.
Così fissa con rabbia il burino dal collo taurino, il viso abbronzato penosamente con la doccia solare, la catena massiccia d’oro pacchiano.
Vede le tempie del tizio pulsare, la vena del collo ingrossarsi, la mandibola spezzarsi, carne e ossa volare in aria e pigramente cascare per terra. Infine la testa del tipo esplode in mille pezzi come fuochi d’artificio per carnevale.
«allora!! a fracicona te dai ’na mossa?!»
No, nemmeno questa volta sono morti. A parte lei, ogni giorno sempre più triste e demotivata.
Il suo ufficio si trova all’inizio di via Craxi. I gradini che sale e scende sembrano sempre più il passaggio verso una ulteriore giornata di mediocrità spesa come terza assistente al montaggio per un patetico film con un noto comico televisivo come protagonista.
Ecco: lei e la moviola. Tutti i giorni, per troppi giorni. Questo è il cinema: un’industria, da noi quasi in fallimento, che sfrutta a modo suo la pazienza e la vita delle maestranze. Pensa che nonostante tutto, però, a lei non dispiaccia affatto come lavoro. Un passaggio su Facebook, una partitina a Criminal Case, un momento di doverosa noia, mentre l’amore come la pensano gli eterosauri continua a fare danni cerebrali nella moviola.
«Hai sentito?». La voce del suo collega, il secondo assistente al montaggio, la riporta alla realtà (Fanculo a te! Stavo spaccando la faccia agli automobilisti zombie, insieme a Rhona).
«No, cosa?». Mica ha veramente voglia di sentire la risposta, ma non è maleducata.
«Stasera passerà dalle nostre parti un asteroide… Mi pare, o una cometa. Be’,comunque, sono tutti in allerta. Ho sentito Letta…».
«Chi?», domanda sbadigliando lei.
«Il capo del governo…».
«Oh, santo cielo! No, per favore niente politica! Che quella ha rovinato l’Italia!».
«Sì, ma il governo ha fatto sapere…».
«Dai, non mi interessa! Tra poco finisco e vado a casa. Devo scrivere un post da pubblicare sul mio blog, l’unica cosa che mi dà una vera e goduriosa felicità».
Asteroide… Perché no? Che spazzasse via questo governo classista, servo sciocco del capitalismo, accozzaglia di “destronzi” e “democretini”! Sì, una bella fine del mondo in cinemascope e technicolor!
Basta razzisti, omofobi, rivoluzionari tagliagole pagati dal Mossad, basta illusioni, sciocche speranze nel cinema e nella scrittura. Laura si sente stanca e demotivata, forse quell’asteroide… Non piangerebbe certo la fine dell’umanità. Lei girerebbe per una Roma devastata , distrutta, in mano ai morti viventi e ai banditi, li farebbe a pezzi con la sua motosega e il fucile a canne mozze, come Ash!
E poi… booom! Un rumore assordante, il terreno sotto i piedi che trema violentemente, e lei che, leggera come una piuma, si ritrova a volare verso il soffitto e poi cadere pesantemente per terra.
Buio, silenzio, quanta quiete… Non mi rompete (si ritrova a canticchiare la canzone dei Banco del Mutuo Soccorso, da quanto tempo non la cantava! Da quando aveva voglia di vivere e combattere), un rumore in sottofondo… Cosa? Voci, forse.
«laura! laura!» Mani che l’afferrano, si ritrova in piedi. La testa gira, fa fatica a muovere i piedi. Qualcuno la sta trascinando verso il corridoio.
«Cosa fai Francesco?», chiede al secondo assistente al montaggio.
E poi piovono parole, esondazione di frasi, diluvio di risatine isteriche. La gente in via Craxi è folle! Automobili, camion, gente che salta sui tetti dei mezzi e canta. Sono tutti nudi e selvaggi. Si abbracciano e baciano e ridono, bestemmie allegre arrivano fino al Paradiso.
«Un asteroide ha colpito il governo! Proprio il governo, dove cazzo si ritrovano… Oh, mio Dio sono così allegro che nemmeno lo rammento! Be’, spazzato via! Tutti morti! Siamo liberi!», grida piangendo e ridendo Francesco.
Il cellulare vibra con insistenza, lei lo estrae con fatica dalla tasca dei pantaloni. Un messaggio.
Silvia la informa che il ponte in corso Genova, che lei malauguratamente conosce assai bene, è pieno di gente in totale e irresistibile delirio.
Ci sono delle violenze di gruppo sulle ragazze, risse, e sorrisi, abbracci, pianti di gioia.
In tutta Roma la situazione è la stessa.
«Cosa è stato?». Laura è convinta di aver parlato, ma il rumore della bolgia umana sovrasta la sua domanda.
Francesco è troppo impegnato a riprendere con il suo smartphone quello che capita e ride.
L’ultima cosa che farà da vivo.
Da qualche parte un tentacolo, tanto lungo e largo da oscurare completamente la via e il cielo, si abbatte pesantemente sulla folla in festa.
«att–», fa per gridare Laura, ma lo spostamento d’aria la sbatte di nuovo dentro nel palazzo dove lavora. Vede Francesco e la gente spiaccicata. Poi con un rumore viscido e un odore che le fa venire in mente le alghe e il putrido che si nasconde in fondo al mare, il tentacolo si ritira. Lasciando detriti, sangue, ossa, morte, dietro di sé.
La mano trema e il cellulare continua a cadere, che cazzo di numero ha Silvia? E mia sorella? Laura è travolta dalla paura. «Tu hai chiamato Cthulhu, tu hai risvegliato gli Antichi, e ora? Hai paura?», una voce che proviene dalle tenebre profonde di un tempo dimenticato la canzona sardonicamente. Vero, è lei… Lei la unica e sola responsabile. Piange, prima con fatica , con la gola che scoppia e brucia, poi lasciando che le lacrime e la disperazione la sovrastino…

«aò! e daje!! te vuoi da’ ’na mossa!?». L’autista burino dalla faccia cretina di chi non ha mai letto in vita sua, le sta facendo segno, poco elegantemente, di darsi una mossa.
Si guarda intorno: Roma è ancora intatta e la gente sempre la stessa. L’uomo continua a suonare, mentre lei si gode lo spettacolo della sua città e della fauna disperata, rozza eppur splendida che chiamano “umanità”.
Al lavoro saluta Francesco, in fondo non è un cattivo ragazzo, e va tranquilla a lavorare su quella merda di film.
Si siede, accende il computer, è tutto apposto. Forse riuscirà a recuperare la speranza perduta nel cinema e…
«Hai sentito?». Francesco è preoccupatissimo.
«Cosa?», chiede sorridendo lei.
«Un asteroide, si sta…». Una musica strana,come una risata profonda dall’inferno cosmico si abbatte sulla vita di Laura e dell’umanità. Mentre sugli schermi tv Letta tenta di calmare la nazione.

Così mi sono accorta che non stavo sognando e che davvero da qualche parte stava risorgendo un’antica razza di vendicatori crudeli. Nemici che oggi combatto disperatamente, la mia motosega e il mio fucile. Io contro i loro tentacoli.

Quando mi chiedono: «Cosa avete sentito, Laura?», io rispondo: «Dopo il boato, con le orecchie che fischiavano, sentivamo ancora quella musica. Dove fino a un momento prima si trovava Enrico Letta, capo del governo delle larghe intese,  si apriva una spaventosa voragine. Dall’enorme cratere si levavano nubi di fumo nero».



ps:buone vacanze io dal 12 al 18 sarò a Roma. Splendida città, splendida gente. La lovvo a manetta


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