lunedì 16 luglio 2012

ATTO D'AMORE :JOHN CASSAVETES

"Non penso mai a me stesso come regista, penso di essere uno dei peggiori registi esistenti. Io non conto, non faccio nulla. Sono responsabile del film nella misura in cui ne sono responsabili tutti gli altri. Per me i film hanno poca importanza. È la gente che è più importante "
Ecco,giusto per continuare il discorso cominciato con il mio post precedente,cosa intendo per un uso dell'immaginario,dell'artistico,non onanista ed isolazionista.Con queste parole Cassavetes ha spiegato perfettamente cosa dovrebbe stare al centro del cinema e della cultura nelle sue rappresentazipni:la gente.Stare con loro,vivere l'epica della loro quotidianità e normalità,che non è affatto noia,portare sullo schermo le loro vite,ansie,disperazioni,gioie.Un cinema militante di rappresentazione e militanza.
Nato a New York il 9 dicembre del 1929 e morto a Los Angeles il 3 febbraio 1989-anno di merda politicamente e doloroso per la sua scomparsa- quando parliamo di Cassavetes parliamo di CINEMA ai massimi livelli.Attore,sceneggiatore,regista,montatore,non solo attivo sul grande schermo-spesso in ruoli di canaglia,ma mai banali e scontati-ma anche a teatro e in tv.Credo che lui -chiaramente non da solo - sia stato quello che meglio abbia definito il ruolo innovativo del regista indipendente e del cinema indipendente.Prima delle derive del sundance dove piccolo e povero,significa film ombelicale e al risparmio.Si.non sempre ,ma le necessità e l'aggressività dirompente delle opere cassavetessiane mi par andata persa tra le nuove leve.
Quali sono i punti cardine del suo cinema,che deriva da un movimento di quel periodo definito:scuola di new york?Eccoli,e fateci caso sono tutte cose buone e giuste:1)Realismo,2)Documentarismo,3)Improvvisazione,ma attenzione questo non vuol dire famo alla cazzo de cane,come è uso e costume da noi.Ma di improvvisare reazioni e dialoghi su una solida base di sceneggiatura,4)Povertà dei mezzi di produzione.Capolvogendo la grandiosità pomposa e magniloquiente di hollywood,un durissimo attacco quindi all'industria del cinema.Un omaggio serio e motivato a un altro grande maestro della celluloide e del pensiero attivo:Cesare Zavattini.
Tutto questo avviene negli anni tra la fine dei cinquanta e inizi 60,dopo il periodo nerissimo del maccartismo,si sentiva il bisogno di ribellarsi e rivoluzionare il cinema.Non per niente Cassavetes ha collaborato tra gli altri anche con un grande nome dimenticato dai più- si sa "i più " sono la massa di coglioni..che poi ti prendono in giro perchè tu fai politica e guardi quella merda di film "d'autore"- parlo del grande :Martin Ritt.Quel movimento cercò ,con successo,di rappresentare un'america vera e cruda,al di là delle frivolezze e del grandeur propagandato dagli studios.
Sul set,come regista,lasciava spazio agli attori di improvvisare,proprio per creare la massima adesione al realismo.Genio!
Per fare questo, però, si deve fare affidamento su un gruppo di attori che siano anche ottimi amici del regista.Infatti in tutte le sue pellicola appaiono e danno il meglio di sè attori del calibro di :Seymour Cassel,Ben Gazzara,Peter Falk,la moglie Gena Rowlands.Cassavetes fece pure recitare i propri parenti.Cinema famigliare,intimista,ma di potenza inaudita.
Le tematiche principali sono i rapporti di coppia,le crisi e insofferenze nelle relazioni sentimentali,e il tessuto sociale.Non sono stupide storie d'amore dove i due piccioncini vivono in altri luoghi o tempi.Sono storie d'amore ben radicate nella società.Cioè fare diventare l'amore e l'affettività materia politica .Genio!

Agli inizi della sua carriera ,lavorò molto in tv,e fondò anche una scuola di recitazione off broadway.Il suo primo film da regista è un'opera considerata sperimentale:Ombre.Narra la storia di tre fratelli di colore.Con diversi gradi di negritudine.Massimo realismo,fotografia sgranata.Venne finanziato attraverso annunci sui giornali e per radio.Il film però fu rimontato da Cassavetes in una versione più commerciale e proiettato a Venezia.Questo fatto lo portò ad avere uno scontro con chi-a ragione-sosteneva che la scelta fosse sbagliata.
In ogni caso il film andò tuttosommato bene.Diresse quindi un film Blues di mezzanotte,sul mondo del jazz,la lavorazione non fu facile perchè egli soffrì le imposizioni di produzione.Cosa che peggiorò con il successivo :Gli esclusi-peraltro un ottimo film a mio parere,anche se lontanissimo da quello che avrebbe fatto poi-la pellicola fu un grosso insuccesso e quindi finì per essere cacciatoIniziò un periodo di esilio forzato.In realtà ebbe ruoli televisivi e lavorò anche al remake de I Killers,cioè Contratto per uccidere del grande Don Siegel.

Nel frattempo coltivò un progetto sperimentale e importante per lo svolgersi della sua carriera:Volti.Una specie di work in progress da girare con attori professionisti e no.Una lavorazione davvero epica se si considera che venne girato un prodotto di 17 ore e con trecento persone coinvolte.Chiaramente il film ,che prese un arco di tempo dal 65 al 68,venne poi montato nella sua versione di due ore e dieci minuti.Opera fondamentale,capolavoro sperimentale e di crudo realismo.Partecipò a festival di cinema ed ebbe una nomination per la sceneggiatura,agli Oscar.
Nonostante questa impresa eccezionale,trova anche il tempo di recitare in film eccelsi quali Rosemary's baby e Quella sporca dozzina.

Gli anni settanta si aprono con due immensi capolavori,due film che definire magnifici è poco:Mariti e Una Moglie.Questo considerato anche il suo miglior lavoro.Un vero atto d'amore per la sua compagnia Gena che giganteggia nel ritratto di donna psicologicamente fragile.Trovare ruoli simili?Forse solo Von Trier è riuscito con alcune sue pellicole.

Ebbe invece problemi con il film successivo:Assassinio di un alibratore cinese.Perchè ,oltre a essere massacrata di tagli,non venne compreso il suo raffinato lavoro sul genere gangster.Pellicola godibilissima,comunque.

Conclude il decennio uno dei migliori e sofisticati film sulla arte del fare l'attore.Un film sofferto:la sera della prima.

Inziano i pestiferi anni 80,che avrebbero visto trionfare il reaganismo maccartista con pellicole d'azione imbecilli e lo stuporismo d'accatto spielberghiano,chiaro che per un vero innovatore e autore le cose non si mettono benissimo.
Nondimeno Cassavetes regala al pubblico un film di grande impatto,pellicola che a mio avviso ha fortemente ispirato un capolavoro come Leon,parlo di :Gloria.
Il suo vero testamento cinematografico.Storia di una donna di dubbia moralità che si ritrova a proteggere il figlio di un tizio ucciso dalla mafia.

Gli ultimi anni non sono felicissimi:litigi con i produttori e problemi di salute.
Morì a soli 59 anni.

Oggi credo che rivedere i suoi film serva per comprendere che nel cinema non contano solo effetti speciali,storie mastodontiche di tizi con poteri paranormali,supereroi,pellicole cattiviste per fighetti.Cioè quello che si è ridotto ad essere il cinema che ha colonizzato la nostra vita,quello yankee.Che fare film è anche rappresentare la realtà,parlare di noi e delle nostre vite.Un modo di fantasticare diverso,meno isolazionista e superficiale.Il cinema come potentissima macchina di narrazione umana e sociale,a suo modo politico.Perchè tutto è politica e fare finta che non sia così non vi salverà dall'essere giudicati e criticati.
Un modo di intendere e fare film che a me personalmente commuove e conquista,ma si sa..io faccio l'intellettuale!

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